di Gabriella Debora Giorgione –
Si ricorda ancora di me in quella sala del Consiglio comunale, Pellegrino Iuliano, oggi Coordinatore del Progetto SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) di Baselice della Rete di Economia civile “Sale della Terra”.
Non lo conosco molto bene e non so se questa intervista all’inizio è molto rallentata per questo oppure per la calma innata di questo giovane uomo incredibilmente concreto, “esistente”.
A Baselice eravamo andati con don Nicola e Angelo Moretti a parlare con la cittadinanza fortemente preoccupata dall’accoglienza di alcuni migranti che stavano per arrivare in un CAS, Centro di Accoglienza Straordinaria, gestito da privati nel piccolo comune del fortore.
Il Sindaco, Domenico Canonico, aveva invece conosciuto il sistema di accoglienza dello SPRAR (Sistema di Protezione Rifugiati e Richiedenti Asilo), a totale governance comunale e con un numero di ospiti di gran lunga più contenuto.
Nei telefoni cellulari di Baselice c’era a quel tempo un gruppo WhatsApp “calcetto” formato da cinque uomini tra i quaranta e i cinquant’anni che discutevano tra loro e sostenevano, come il sindaco, il blocco del CAS a vantaggio dello SPRAR. Avevano letto ciò che di positivo stava accadendo nei piccoli comuni che facevano rete con Caritas Benevento: Petruro Irpino, Roccabascerana, Chianche, cominciavano, nella contro-narrazione della “emergenza migranti” ad essere esempio, testimonianza, che l’accoglienza – che è un valore tutto italiano e del Mezzogiorno in particolare – non deve essere confusa con il “sistema di accoglienza” che se non funziona si smette di dire “welcome” a chi arriva da lontano.
Convincono il Sindaco a chiamare don Nicola e ad incontrarlo per capire come si poteva spiegare ai cittadini di Baselice che uno SPRAR per famiglie sarebbe stata un’occasione preziosa per accogliere soprattutto bambini, invertendo la tendenza allo spopolamento.
In quel gruppo WhatsApp “calcetto” c’era anche Pellegrino Iuliano. Il suo incrocio di vita futura con “Sale della Terra” inizia lì.
Antonio Iuliano, il papà di Pellegrino, è assistente nella scuola media di Baselice: un’autorità, un punto di riferimento per famiglie e ragazzi che davanti a lui sono cresciuti. Mamma Angela, invece, che si divide tra casa campagna e chiesa, oggi ha 81 anni, ed è rimasta sola perché il suo Antonio si ammala di leucemia e purtroppo non ce la fa.
Pellegrino è rimasto con lei, mentre i suoi tre fratelli, Alberto, Lucio e Maria, lasciano Baselice per lavoro e per famiglia.
Pellegrino studio Giurisprudenza, si laurea, ma proprio non vuole saperne di andarsene dalla sua storia, dalla sua terra e dal centro della piazza: cresciuto all’asilo e alle elementari sotto casa, la distanza più grande l’ha compiuta per andare alle medie e al superiore, sempre a Baselice, ma qualche vicolo più in là rispetto a casa sua.
Per un periodo gestisce campetti di calcetto per conto di un amico che aveva aperto una scuola calcio, poi per un periodo ci pensa anche, ad emigrare. Ma l’amore per la sua Baselice e la preoccupazione per la mamma che sarebbe rimasta da sola gli fanno decidere di restare per sempre.
Hanno delle terre ereditate, gli Iuliano, e Pellegrino le cura e le coltiva: uliveti, vigne, orti.
«Durante la pandemia sono stati il mio paradiso, uscivo di casa, andavo nelle terre e respiravo», mi dice con la sua voce forte e calma, calmissima. Parliamo di conserve e ci scambiamo opinioni sulle procedure di trasformazione “old style” del pomodoro in salsa e pelati. Che meraviglia, non parlavo così lentamente forse da un anno. E mi racconta il ragù di oggi, domenica, la tavola appena tolta che son le 15.30 e c’è l’intervista.
«Pellegrino, hai una calma invidiabile, ma come fai?», gli chiedo col sapore della scarpetta in bocca.
«Le situazioni difficili arrivano a tutti – ammette – però uno deve andare avanti e deve imparare a farsi scivolare le cose brutte altrimenti non se ne esce».
E’ tutta colpa di un’operazione a cui si è sottoposto nel 2018, se Pellegrino inizia a lavorare in Caritas prima e in “Sale della Terra” dopo. Era stato emanato un avviso di selezione per Operatore legale nello SPRAR di Baselice, ma Pellegrino non presenta la domanda: «Avrei tanto voluto partecipare, ma non volevo apparisse un interesse personale dopo che avevo lottato perché a Baselice non arrivasse un CAS», mi confida.
Ma a quella Selezione non arriva alcuna domanda.
Si riaprono i termini per le selezioni: «Quel giorno dovevo andare in ospedale a Benevento a togliere i punti, non sarei mai venuto apposta da Baselice. Ma giusto quel giorno il colloquio coincideva con la mia visita. Non so perché, ma presi il coraggio e andai in Caritas a farlo».
Pellegrino viene assunto come Operatore legale dello SPRAR di Baselice. Adesso ne è il Coordinatore e insieme a tutta l’équipe e alle persone migranti lavora anche per l’animazione territoriale per formare la Cooperativa di Comunità di Baselice. Un bel percorso, per uno che voleva starne fuori.
«Non sono tanto le attività di lavoro a farmi sentire bene, quanto l’aspetto umano che ci metto e che tutti ci mettiamo, perché è un lavoro in cui deve esserci umanità e in cui dobbiamo lavorare con il cuore – mi confessa sempre con la sua aria serena – e anche se oggi il fatturato di Sale della Terra è aumentato dobbiamo sempre mettere la persona al centro e fare sempre qualcosa di utile per gli altri e, quindi, anche di noi stessi»