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“Chiunque incontri è tuo fratello, figlio, figlia; non ci sono fratelli e sorelle di serie B, C e D. Su tutte le difficoltà riguardanti l’immigrazione, dico: diamo prima l’accoglienza e poi le difficoltà le affronteremo.”

Don Andrea Gallo, prete di strada con radici partigiane, fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto a Genova , dedicò la sua vita a diverse battaglie sui diritti civili. Abbiamo scelto questa frase, ben rappresentativa del nostro pensiero sull’accoglienza, per celebrare l’odierna giornata del rifugiato.
Soltanto nella Rete dei Piccoli Comuni del Welcome il totale dei rifugiati e richiedenti asilo accolti è di 306 in 14 comuni.

Secondo la definizione dell’articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951, Rifugiato è colui “che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese.”

Sta succedendo ora con la terribile guerra in Ucraina, ci siamo abituati ad osservare le migrazioni di massa dal continente africano e le relative stragi nel Mediterraneo, è successo con la Siria, con l’Iraq, con l’Afghanistan e con altri conflitti che hanno martoriato la vita di migliaia e migliaia di persone (secondo le Nazioni Unite soltanto la guerra in Afghanistan ha causato la fuga di 2,6 milioni di profughi afgani in tutto il mondo).
Esistono anche categorie di rifugiati non contemplate nella definizione della Convenzione di Ginevra: i cosiddetti rifugiati climatici. Solo l’anno scorso, secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, 17,2 milioni di persone sono state costrette a fuggire a causa fenomeni distruttivi e di rischi meteorologici.

Persone la cui unica “colpa” è di essere nati e cresciuti nella “parte sbagliata” del mondo ed in momenti storici in cui hanno visto le proprie terre di origine depredate, bombardate, saccheggiate, impoverite.

Sempre Don Andrea Gallo diceva: “Io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri.”
Il nostro dovere quotidiano è offrire ognuno il proprio contributo per donare una possibilità a tutti di vivere vite dignitose; costruire ponti di pace, di accoglienza del diverso, di tolleranza per l’altro è il compito da perseguire per una società più giusta.

Abbiamo raccolto una dichiarazione di Fanta, beneficiaria del progetto SAI di Sassinoro, che testimonia al meglio tutto il valore dell’accoglienza:
“Mi chiamo Fanta Nazir, ho due bambini, una nata in Sicilia e l’altra qui a Sassinoro.
La giornata del rifugiato è una grande festa per noi che abbiamo lasciato il nostro paese di origine: noi che siamo stati costretti a scappare e che abbiamo trovato l’accoglienza in quella che oggi è la nostra casa, l’Italia; noi che dopo una fuga siamo stati accettati, ci siamo integrati e abbiamo trovato persone disposte ad aiutarci; noi che abbiamo imparato a capire le tradizioni del paese che ci ha accolto, portando anche la nostra cultura.
Io ho imparato dal progetto SAI cos’è l’accoglienza e non pensavo che potesse esistere tutto questo. Per questo dico grazie a tutti quelli che hanno contribuito ad accogliermi.”

📷 Le foto di Gianpaolo De Siena sono state scattate ai beneficiari del progetto SAI Pietrelcina “Sale della Terra”