Lunedì 6 marzo c’è stato un altro incontro degli Stati Generali della nostra Rete, stavolta dedicati ai nodi di Welfare della nostra variegata rete. Da Sabrina Autorino e Anna Serenelli del Borgo Sociale Roccabascerana adAdele Caporaso della Piattaforma Libertà Partecipate, da Mariaelena Morelli dell’Area Coordinamento SAI a Carmen De Bellis del coordinamento PTRI – Progetti Terapeutici Riabilitativi Personalizzati – con Budget di Salute, passando per Barbara Cutispoto del Progetto PFP con Budget Educativi, Emilia Voccola della Casa Famiglia Unitalsi di Chianche, Teresa Lauto della Casa Rifugio “La Casa di Esther”, fino ad arrivare ai 3 Centri Sociali Polifunzionali della Rete, con Mariagrazia D’Aniello della Fattoria Sociale Villa Mancini, Liliana Apollonio del CSP “è più bello insieme” e Filomena Palmiero dell’Albergo Diffuso di Campolattaro, tutte le responsabili delle suddette realtà, compresa Antonietta Caroscio, delegata CDA dell’Area “Welfare di Comunità”, sono donne di indubbia capacità
Un dato in piena sintonia con i nostri principi, che vedono la nostra Rete parlare al femminile sia nel rapporto tra collaboratrici e collaboratori (le donne sono il 61,45%, 227 su 370 collaboratori totali), sia nel riconoscimento dei ruoli apicali di Sale della Terra, anch’essi riconosciuti in una percentuale di circa il 60%.
“La giornata di oggi – ha aperto l’incontro Antonietta Caroscio – nasce principalmente dall’idea e dalla necessità di avviare un confronto e una riflessione tra tutti noi che, tramite il nostro lavoro e il nostro impegno nelle comunità, possiamo dire di essere il motore del Sale della Terra, in quanto quotidianamente cerchiamo di migliorare la qualità della vita delle persone fragili che accogliamo nei nostri progetti e nelle nostre strutture, che in altri contesti difficilmente sarebbe garantita.
Voglio soffermarmi sul concetto di welfare di comunità: il concetto di welfare “si limita” all’erogazione di servizi, mentre quello di comunità sottintende l’inclusione delle persone fragili, sia a livello lavorativo, che a livello sociale, in un dato tessuto sociale: e una persona fragile che può lavorare in un contesto nel quale l’attività economica e quella di welfare siano compresenti rappresenta al meglio il senso della nostra missione quotidiana.”
Gli Stati Generali hanno infatti rappresentato un momento utile e dinamico di confronto e conoscenza tra tutte le realtà di quell’area che ci sta particolarmente a cuore, il welfare, in virtù del fatto che è stato il primo campo nel quale la nostra Rete ha iniziato a muovere i suoi passi, fin dal primo CSP nel 2001.
A rimarcare l’importanza e la delicatezza del ruolo che gli operatori di quest’area svolgono, il Presidente Angelo Moretti ha dichiarato: “Gli operatori sociali sono la nuova classe operaia: questa è l’unica riunione in cui non ci si può fermare, mentre siamo qui succede sempre qualcosa, c’è sempre qualche emergenza dell’ultima ora, si è sempre in movimento. Questo nostro essere al servizio non si ferma mai. Molto importante è che tutti gli operatori “Sale della Terra” si sentano un gruppo, non della singola realtà che vivono, ma dell’intera rete a cui appartengono, nella quale tutti vivono le stesse preoccupazioni quotidiane.
Non esiste il welfare delle separazioni, dei migranti, della scuola, dei migranti, eccetera. Lo testimoniano tutte le realtà nate nella nostra rete, che si sono trovate a rivolgersi sempre a gruppi polivalenti di persone.
Spesso il welfare in Italia è gestito in una maniera tale per cui molte strutture sono economicamente sostenibili ma nella cura dei pazienti mostrano diverse pecche.
La nostra lotta è questa: in Toscana o in Emilia Romagna fanno progetto personalizzati da 40 anni, da noi sembra sempre una grande novità. Non andare in carcere ma fare misure alternativa è una scelta, spesso sconveniente, ma evita le conseguenze negative della detenzione e fanno sì che le città diventino luogo di riabilitazione.
E non è una lotta del consorzio ma di tutti, abbiamo scelto di essere welfare andando, paradossalmente, contro la visione dominante che c’era e che resiste tutt’oggi del welfare.
Non ci limitiamo a gestire (che in molti casi sarebbe più fruttifero) ma poniamo in piedi dei veri e propri metodi.”
Tutte le responsabili hanno poi preso la parola, descrivendo e condividendo con gli altri la realtà che vivono, con le soddisfazioni ma anche le difficoltà legate al proprio ruolo. Successivamente anche molti degli operatori presenti hanno voluto dire la loro, circa la mansione che svolgono, l’affezione ai colleghi e soprattutto agli utenti presi in carico (il termine ‘seconda famiglia’ è stato utilizzato più e più volte) e l’appartenenza alla stessa rete, legandosi alla conoscenza e all’approfondimento delle altre realtà.