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di Gabriella Debora Giorgione –

I due occhioni a mandorla di Mariagrazia D’Aniello, Responsabile della Fattoria Sociale “Villa Mancini” di Ponte, nodo welfare della Rete di Economia civile “Sale della Terra”, brillano vivaci nonostante il caldo impietoso.

Ha appena finito di stirare le tutine per il suo bambino che deve nascere tra poco: «Era davvero molto desiderato. Dopo la nascita di Sofia abbiamo subito deciso di averne un altro, ma ci ha fatto aspettare cinque anni!», mi dice con un po’ di ansia. Tra Sofia e il piccolino che sta arrivando c’è stata l’interruzione di un’altra gravidanza e quando questa cosa capita una donna, dentro di sé, conserva il timore che qualcosa possa sempre andare storto, la volta successiva.

La storia di Mariagrazia in “Sale della Terra”, inizia, come per molti, quando ancora il Consorzio non esisteva.

Dopo il diploma superiore in Scienze Sociali, Mariagrazia si iscrive al Corso di Laurea in Scienze del Servizio Sociale a Campobasso: «Ho sempre avuto, dentro di me, il senso innato dell’accudire. In questo ho molto assorbito l’esempio di mia mamma che per lungo tempo, prima di lavorare, si prendeva cura della casa, di me e di papà».

Mariagrazia è figlia unica, vive un’infanzia serena. Nella vita della famiglia D’Aniello arriva, però, un’importante novità: papà Gaetano decide di lasciare il suo impiego e di aprire, insieme a suo fratello Bruno, un bar. Che, di lì a poco, diventa “il” bar per antonomasia, a Benevento.

L’attività fiorisce, i due fratelli ce la mettono tutta, ma c’è bisogno di aiuto. E così mamma Angela decide di lasciare la cura della casa e di aiutare l’attività del marito e del cognato. Nella vita di Mariagrazia per fortuna ci sono i nonni ed è con loro che lei vive mentre i genitori sono sempre più impegnati nel lavoro.

«A diciotto anni – mi rivela Mariagrazia – papà e mamma mi hanno rivelato di avere deciso di separarsi. Non l’ho vissuta benissimo, ma ne ho capito le motivazioni. Forse il ritmo di lavoro così serrato che avevano avuto negli ultimi anni li aveva allontanati dall’affetto».

Dopo il diploma Mariagrazia – che nel frattempo resta a vivere con suo papà mentre la mamma apre un ristorante a Pietrelcina – si iscrive all’Università e si trasferisce a Campobasso, ma ben presto è costretta a tornare a Benevento e allentare gli studi: ma non demorde e nel 2010 si laurea alla triennale.

Nel frattempo, Mariagrazia vince una selezione per svolgere il volontariato in Servizio Civile nella Casa Famiglia Unitalsi di Chianche come “Servizio assistenza ai disabili” e in quell’anno conosce Angelo Moretti che in quel periodo su Chianche aveva appena vinto il progetto “Si può fare” di Fondazione “Con il Sud” e cercava un profilo di assistente sociale.

Nel 2014 Mariagrazia viene assunta stabilmente a Chianche e ritrova in quel lavoro la forza di ripensare all’Università: nel 2015 si iscrive alla Laurea Magistrale in “Servizio sociale e Politiche sociali” che completa nel 2017.

A Chianche dura poco, però, perché Moretti le chiede di impegnarsi in un progetto appena nato: la Fattoria Sociale Villa Mancini di Ponte, un altro progetto vinto grazie a un Bando di Fondazione “Con il Sud”.

Mariagrazia trova anche il tempo, in questi due anni, di sposare il suo Alessandro e di avere Sofia, la loro prima bambina.

«Sono una donna fortunata – mi dice – ho passato momenti che mi hanno messa a dura prova, ma ho sempre incontrato, sulla mia strada, persone meravigliose che mi hanno aiutata e spronata, che mi hanno dato la forza di continuare a sognare e a lottare per raggiungere i miei obiettivi, liberandomi dal senso di forte responsabilità che avevo maturato negli anni».

Ma le prove non finiscono qui.

Angelo Moretti propone a Mariagrazia di diventare la Responsabile di Villa Mancini perché Liliana Apollonio assume il ruolo di Direttrice del Comparto Artigianato.

Contemporaneamente a Mariagrazia arriva una notizia: ha vinto una selezione ad un posto di assistente sociale al Comune di Montesarchio. Assunzione a tempo indeterminato incompatibile con il suo ruolo di assistente sociale al “Sale della Terra”.

Una settimana per decidere che fare: prendere il “posto fisso e sicuro” in un Ente pubblico oppure restare in “Sale della Terra” dove Mariagrazia «Non ce l’ho fatta – racconta – sono stata in crisi per giorni: lasciare significava buttare al vento tutti i sacrifici fatti da quel primo anno a Chianche come operatrice. Significava abbandonare i legami e la fiducia che Angelo e tutto il Consorzio avevano in me».

«Scegli quello che ti piace non quello che pensi sia più stabile», le dice il marito Alessandro.

«Scegli in piena serenità e secondo la tua vocazione», le dice Angelo Moretti.

Il giorno stabilito per l’assunzione in servizio, Mariagrazia va al Comune e sceglie: consegna la rinuncia al posto di lavoro.

«I legami di “Sale della Terra” non li trovi da nessuna parte, io sono convinta di lavorare con gente perbene, siamo “brava gente”. Non mi andava proprio di diventare un numero su un cartellino, ma soprattutto avevo paura di perdere tutto quello che avevo costruito. Sono andata, ho firmato la rinuncia e mi sono sentita libera. Eppoi: io sono un piccolo chicco di sale, qui. Piccolo, ma importante».