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Oltre l’otto marzo: siamo partiti da questa necessità, parlare della condizione femminile oltre la data simbolica che ci ricorda ogni anno il sacrificio e le lotte che le donne hanno sostenuto e continuano a sostenere per rivendicare i propri diritti e pari condizioni di trattamento rispetto agli uomini.
Un tema che sentiamo forte e che abbiamo pensato di condividere insieme alle generazioni più giovani, affinché si mantenga viva la consapevolezza di quanto sia costato alle donne conquistare diritti che oggi ci appaiono scontati e di quanto ancora in tantissime parti del mondo la condizione delle donne sconti soprusi, abusi e umiliazioni, che sono anche motivi di fuga e di migrazione.

Così, abbiamo dato vita ad un piccolo laboratorio di due giorni con gli studenti e le studentesse della terza media dell’I.C. di Tiggiano e abbiamo pensato di farlo in collaborazione con il Centro Antiviolenza del paese, per far conoscere e sottolineare il ruolo fondamentale svolto da alcuni servizi territoriali nella tutela dei diritti delle donne e per rafforzare la rete di sostegno.

Il primo incontro si è svolto martedì scorso con il contributo di alcune rifugiate e di alcuni operatori del Progetto SAI e le operatrici del CAV. Attraverso la presentazione delle attività svolte dai due servizi, si è discusso insieme ai ragazzi e alle ragazze dei concetti di autodeterminazione e resilienza, strumenti indispensabili per il raggiungimento del benessere psico-fisico di ciascuno ed ancor di più delle donne, che troppo spesso risentono di sistemi di controllo che tolgono loro autonomia e capacità decisionale.

Dopo queste premesse, nel secondo incontro di ieri, abbiamo voluto parlare in positivo e così i ragazzi e le ragazze hanno condiviso alla classe diversi esempi di donne che nonostante le difficoltà e gli ostacoli hanno sfidato i ruoli imposti e le aspettative sociali per affermare le proprie idee e la propria personalità: Frida Khalo, Malala Yousafzai, Nina Simone, Carola Rackete, Shamsia Hassani, Maria Grazia Chiuri, Samantha Cristoferetti, Ngozi Okonjo-Iweala, Chimamanda Ngozi Adichie, Rita Levi Montalcini, Hedy Lamarr, tra le altre.

Ma, con il contributo delle rifugiate del nostro Progetto, abbiamo voluto anche raccontare storie di donne meno famose e conosciute, donne per così dire “normali”, quelle che con altrettanto coraggio hanno abbandonato la propria terra e hanno affrontato la sfida del deserto e del mare magari con i propri figli al seguito, subendo torture e violenze, sfruttamento e ricatti. Ma che coltivano ancora la speranza e il coraggio di una vita degna e che spesso sono riuscite a trovare la forza di resistere proprio grazie alla vicinanza di una donna amica, di una sorella o di una compagna di viaggio e di destino. E per le quali i Progetti di accoglienza significano supporto e possibilità di futuro.

Tutto questo non abbiamo voluto lasciarlo così, alle sole parole, seppur importanti: siamo andati indietro nel tempo ai tempi della corsa all’oro, quando le donne dei pionieri durante le soste del viaggio condividevano ritagli di stoffa per fare delle coperte. Il nostro patchwork sarà particolare, perché composto dai ritagli di stoffa con su il nome di una donna scelta da ciascuno studente o studentessa e verrà ricomposto con il contributo delle donne rifugiate ospiti del nostro Progetto SAI che hanno preso parte al corso di sartoria sociale.

Un simbolo della forza e dell’unione che caratterizza l’universo femminile e che oggi più che mai si deve aprire al mondo, in società sempre più composite e ricche di presenze differenti. Ben oltre l’otto marzo, appunto.