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Donne e uomini, nel corso della storia, sono stati protagonisti di storie di viaggi e di speranza, lasciando i luoghi natali per dirigersi verso l’ignoto, alla ricerca di migliori condizioni di vita. Ecco perché il tema dell’immigrazione è da sempre attuale, in passato come oggi.

È stato un tema corrente quando, negli ultimi anni dell’Ottocento, 7 milioni di italiani lasciarono le regioni agricole del Sud per tentare la fortuna oltreoceano.

È un tema attuale il 15 marzo 2011 quando le forze di sicurezza di Assad sparano sulla folla, facendo esplodere il conflitto in Siria.

È un tema corrente il 15 agosto 2021, quando i Talebani entrano a Kabul, annunciando la rinascita dell’Emirato Islamico e l’Italia annuncia un corridoio umanitario per cittadini afghani bisognosi di protezione internazionale.

Si discute nuovamente di migrazioni e accoglienza il 24 febbraio 2022, quando il presidente russo Vladimir Putin annuncia un’operazione militare in Ucraina, dando inizio all’invasione del Paese.

Sebbene la guerra o la minaccia di un conflitto siano tra le principali cause determinanti la migrazione, ci sono ulteriori motivazioni che possono spingere ad abbandonare la propria casa. Ci sono coloro che fuggono da persecuzioni etniche, religiose, razziali, politiche e culturali; ci sono coloro che si spostano per condizioni lavorative, per la mancanza di un’assistenza sanitaria adeguata, per i disastri naturali. Queste sono solo alcune delle motivazioni che spingono le persone a lasciare il proprio Paese.

E il viaggio non finiva mai: mare e cielo, cielo e mare, oggi come ieri, domani come oggi, -ancora, – sempre, eternamente.“ Le parole scritte da Edmondo De Amicis in occasione del suo viaggio da Genova all’Argentina insieme ad altri 1600 migranti italiani si prestano alla descrizione del difficile viaggio intrapreso da migliaia di persone, famiglie, minori. Nella questione fra restare e rischiare la morte durante il viaggio si sceglie comunque quest’ultima opzione, perché la paura di rimanere è più forte della paura di perdere la vita nel deserto o su un barcone, in spazi minuscoli insieme a tantissime persone, in assenza di acqua e cibo, per giorni.

Alcuni di questi racconti accomunano le persone accolte nei Progetti SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), i progetti di accoglienza integrata per richiedenti asilo e rifugiati.

Il Comune di Tiggiano dal 2016 ha sposato questa visione, infatti ha deciso di aprire le sue porte in favore di un’accoglienza che non sia di emergenza, ma orientata all’integrazione, alla conoscenza reciproca e allo sviluppo locale.

Al momento, il SAI di Tiggiano ospita 24 persone, tra singoli, nuclei familiari e nuclei monoparentali. Molti hanno dei desideri che non sono mai stati espressi fino all’arrivo in Italia: ricordo ancora quando, durante un colloquio, F., beneficiaria del Progetto SAI di origine somala, mi disse “Ora che sono qui ho iniziato a sognare, a pensare a chi voglio essere.” È anche da queste affermazioni che l’équipe di progetto parte, cercando nei sei mesi di accoglienza, di realizzare interventi finalizzati all’autonomia attraverso una presa in carico multidisciplinare.

L’équipe del Progetto SAI di Tiggiano è composta da diverse figure professionali: la coordinatrice, l’operatore all’accoglienza, l’operatrice all’integrazione, la psicologa, l’educatrice, l’assistente sociale, l’operatrice legale e il mediatore interculturale. L’insieme delle professionalità garantisce alla persona di avere una risposta completa su più fronti, in un ambiente di confronto, crescita e supporto.

Al fine di accompagnare l’utente verso la piena autonomia vengono attivati percorsi ad hoc: corsi di italiano, inserimenti scolastici nelle scuole pubbliche per i minori, tirocini formativi per l’inserimento lavorativo, laboratori finalizzati alla comprensione delle abitudini della comunità ospitante e alla conoscenza dei servizi presenti sul territorio, conoscenza pratica degli stessi servizi.

La chiave degli interventi dei Progetti SAI è l’interazione tra cittadini e persone accolte affinché l’accoglienza avvenga armoniosamente e ciascuno possa contribuire alla società di domani, aprendosi e mettendo in circolo le proprie esperienze e specificità. A Tiggiano, ad esempio, sono nati due progetti dalla collaborazione tra persone migranti e cittadini residenti: la sartoria sociale e il catering multietnico “Cose buone dal mondo”.

Il laboratorio di sartoria, avviato lo scorso ottobre, è frutto delle idee di giovani donne inoccupate (migranti e locali) che hanno deciso di mettersi in gioco per scoprirsi e ri-scoprirsi tra le tecniche dell’arte e del cucito. Nel laboratorio si realizzano manufatti artigianali per l’arredo della casa e allo stesso tempo si intessono relazioni sociali, in un unico filo passato di mano in mano. Alla base c’è anche l’idea di offrire un’opportunità lavorativa e provare a costruirla insieme. Le donne coinvolte sono seguite da alcune sarte professioniste del paese grazie alle quali hanno acquisito delle competenze sartoriali di base e iniziato a produrre dei bellissimi manufatti.

Nella stessa ottica di favorire i rapporti tra chi arriva e chi è già presente si muove il catering multietnico “Cose buone dal mondo”, progetto portato avanti da persone provenienti da diverse parti del mondo che, supportati da alcuni operatori dell’équipe del Progetto SAI, preparano alcuni piatti tipici dei Paesi di origine creando così un’opportunità di conoscenza e abbattimento delle barriere culturali.

Si tratta di progettualità che rispecchiano pienamente la visione e i principi che animano l’azione del Consorzio Sale della Terra, ente gestore del Progetto SAI: ben al di là della mera accoglienza, i progetti SAI sono un’occasione di crescita per tutta la comunità se si creano le giuste condizioni di coesione sociale tra chi arriva e chi è già presente. In questo modo le risorse investite rimangono sul posto per dare vita a progetti e iniziative che possano invertire la rotta dello spopolamento e della povertà diffusa che minacciano i piccoli Comuni come Tiggiano, creando occasioni di crescita e sviluppo locale. Insieme.

Tutti noi dovremmo avvicinarci all’ignoto e al diverso, che sia un oggetto, una persona, una pietanza, anche solo per sfuggire alla monotonia del “mare e cielo, cielo e mare”, guardando l’orizzonte con occhi nuovi, immaginando un futuro migliore.

L’équipe del Progetto SAI di Tiggiano