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di Gabriella Debora Giorgione

Ho passeggiato per il centro storico di Lecce per circa un’ora e 15 minuti. Vento che incrocia dai vicoli, sole caldissimo di maggio e cielo a pelle di tamburo impietosamente azzurro, disegnato a quadrati e rettangoli tra il giallo e il bianco accecante degli edifici barocchi.
E’ un fiume in piena, Fabio Garrisi, Direttore di Sale della Terra Salento, co-fondatore del Consorzio “Sale della Terra” che, per suo volere, nacque l’11 luglio 2016, nel giorno di San Benedetto, patrono d’Europa. Attacca subito e si racconta di getto, come il bocchettone di una fonte limpida a portanza forte.
«Sai spedire le raccomandate?»: questo gli chiese l’Avvocato Giuseppe Umberto Garrisi, professionista tra i più affermati del foro leccese, presso il quale Fabio, giovane e brillante laureato, faceva pratica.
«Ringrazierò per sempre l’Avvocato Garrisi – dice Fabio – perché mi fece davvero capire cosa fosse il “mestiere” di avvocato, quale mentalità richiedesse e “chi” bisognava essere per esserlo davvero».
E’ dunque grazie ad una raccomandata che – in un pomeriggio di aprile 2013 – Fabio Garrisi pose a sé stesso una domanda semplice semplice, quattro parole e via: «Ma tu, sei felice?». E quando capì che forse non riusciva a rispondersi, aggiunse due parole alle quattro: «Ma tu, nonostante tutto, sei felice?»
Quel «nonostante tutto» di Fabio mi sta inchiodando perché la storia di Fabio è un “Siamo noi” che non racconta un “chi”, ma un “cosa”. Anche se chi e cosa, in “Sale della Terra”, sono inscindibili.
Dieci anni prima, nel 2003, Fabio aveva risposto ad una chiamata delle Suore “Figlie della Carità” per andare a fare un campo per portare aiuti a Castellino sul Biferno, piccolo paesino dell’entroterra del Molise, colpito dal terremoto. Qui, in una tenda per terremotati, conosce Angelo Moretti che all’epoca era Presidente nazionale dei Giovani Volontari Vincenziani.
Fabio è sempre stato un ragazzo pronto alla chiamata, al servizio, all’aiuto. Per dieci giorni condivide quella esperienza con Angelo: cinquanta gradi nelle tende, situazione precaria, servizio senza interruzione. I due ragazzi si lasciano alla fine del campo, forti della empatia e della condivisione che si crea in una esperienza totalizzante come quella. Si scambiano frettolosamente i numeri di telefono. “Fabio-Lecce”, segna Moretti; “Angelo-Benevento”, salva Garrisi che, però, poco dopo perde quel numero dalla memoria del cellulare. Si incontrano nuovamente e sporadicamente ad eventi e convegni sui temi del volontariato, ma resta tutto sempre in una amicizia bella sì, ma “lontana”.
Fabio continua nella sua pratica nello studio legale, Angelo cammina nel suo percorso di volontariato, azione sociale, impegno per i deboli, Cesvob, Caritas.
Fino a quando a Fabio non arriva quella domanda: «Sai spedire le raccomandate?». Nel cuore di Fabio scatta qualcosa. Una ribellione interiore, forse. Oppure, più semplicemente, il suo “dàimon” si scoccia di restare prigioniero tra giacca e cravatta, strappa tutto e finalmente provoca la reazione.
«Ero nella stanza del mio studio legale – mi dice Fabio svoltando a destra e imboccando un vicolo finalmente all’ombra e al riparo dal vento – e ricordo che mentre rispondevo all’Avvocato, in un attimo, senza che nulla mi ci avesse condotto per una qualunque relazione, mi venne in mente Angelo Moretti. Rimasi un po’ stupito: che c’entravano le raccomandate con Moretti? Però mi venne un impeto e mi misi a cercare in Google il suo nome perché avevo perso il suo numero e dopo tanti anni non sapevo come poterlo rintracciare».
Lo trova al Centro “E’ più bello insieme”: niente, quel CSP è magico, ad ogni intervista lo ritrovo come crocevia di incontri e di inizi, di crisi e di ripartenze. In quel link, Fabio per pura combinazione riesce a trovare anche il numero di cellulare indicato per i contatti.
Indecisione: chiamo? E chissà se dopo questi anni si ricorda di me.
Fabio prende coraggio: tre squilli, la chiamata si connette, un tonfo al cuore: «Fabio!!!», risponde Angelo.
Parlano il linguaggio semplice e affettuoso di chi condivide un “movente etico, ideale”.
E’ tutto molto piano, naturale: vieni un po’ qui a Benevento da me, stiamo un po’ insieme, ti mostro cosa stiamo facendo con la Caritas, Angelo sai io ho qualche dubbio sulla mia vocazione, Fabio mandami una email.
«Vocazione?», trasecolo.
«Sì, vocazione – mi risponde lui – noi tutti pensiamo che sia solo “un fatto” di Chiesa, ma in realtà la “vocazione” non è altro che la risposta che ti dai quando ti chiedi se “nonostante tutto”, tu sia felice o no nel fare ciò che fai oppure se la tua felicità non consista nel fare ed essere altro. Perché se quello che fai è la tua vocazione, “nonostante tutto”, tu non molli».
Dopo quei giorni a Benevento, Fabio rientra a Lecce, lascia lo studio legale, fa le valigie e si trasferisce qui.
«E da allora sto camminando, abbiamo camminato tanto, un cammino incredibile e questo anche grazie alla comunicazione, che io all’inizio non amavo, e invece ora ne ho capito l’importanza perché mentre stai ancora costruendo, la comunicazione guarda avanti, ti fa vedere e ti connette col mondo», Fabio è proprio raggiante, più luminoso anche del sole.
Ma è in Albania che nasce “Sale della Terra”: «Tra il 2015 e il 2016, andavamo per una missione. Un inverno freddissimo, una notte dormimmo in una stalla con 7 kili di coperte addosso e lì, in quei giorni, pensammo ad un progetto che doveva includere le donne in agricoltura». Quella notte nasce il seme di “Sale della Terra”. Angelo e Fabio rientrano a Benevento e l’11 luglio 2016 vanno dal Notaio, insieme a Donato De Marco e Roberto Ciarlo: quattro presidenti di quattro cooperative sociali fondano il “Consorzio Sale della Terra”. Fabio Garrisi ne diventa il Presidente, Angelo Moretti il Direttore generale.
Dal 2016 è un crescendo senza sosta e Sale della Terra diventa una realtà nazionale.
Ma a giugno del 2019 Fabio sente che dentro di sé qualcosa non va e parla con Angelo di questo “malessere”: «Tutti e due sapevamo esattamente la risposta. Capimmo che stava nascendo “una vocazione nella vocazione” e che, dopo sei anni di lavoro intensissimo qui, era arrivato il momento di aprire Sale della Terra Salento e per me di tornare nella mia terra».
Dopo quella del 2013, per Fabio Garrisi arriva la “seconda potatura esistenziale”: «Mi sono chiesto: “nonostante tutto, sarai felice?” e mi sono dato la risposta». Oggi, dopo un anno, “Sale della Terra Salento” è una realtà ben affermata e solida: sono nati una Cooperativa sociale, Fore, una linea di trasformati dell’agricoltura coesiva salentina, due progetti SAI.
Ma c’è sempre quella frase che affiora e voglio saperne di più: “nonostante tutto, sei felice?”.
«Quando una scelta è la tua vocazione o lo capisci o lo capisci perché, dentro di te, lo sai che quella strada è l’unico modo che avrai per essere autenticamente felice. Per me la felicità è essere Sale della Terra, perché per me non c’è una sola cosa della mia vita in cui Sale della Terra non entri», mi spiega paziente Fabio e mi guarda sorridendo con una serenità che mi smuove dentro.
Ci salutiamo, ripercorro tutti i vicoli e torno indietro qui, a Benevento, a pochi passi da “Sale della Terra”.
“Nonostante tutto, sei felice?”: oggi pomeriggio è il mio pomeriggio di aprile 2013, le parole di Fabio sono la mia raccomandata con ricevuta di ritorno, la mia potatura: passato, presente, futuro. Questo “Siamo noi” è la storia delle persone “Sale della Terra”. Raccontarle è stato il miglior modo di conoscere anche la storia di una comunità, di un’azienda.