di Gabriella Debora Giorgione –
E’ che quando parla ha il sole in bocca e ti affascina, Eleonora Aiello, Direttrice dello Store nazionale della Rete di Economia civile “Sale della Terra”.
E’ al mare, appena arrivata, un mordi e fuggi di un giorno e mezzo per staccare e respirare un po’.
Quarant’anni appena compiuti ed un fascino a metà tra una ragazzina entusiasta ed una donna adulta e consapevole, Eleonora si aggiusta i capelli raccolti nella coda che scappano ovunque per il vento. E’ senza trucco, al naturale, ma perfettamente a suo agio e trasmette una forte sensazione di libertà ed autenticità.
Ogni tanto la piccola Mena, sua figlia, fa incursioni e scappa via. Si chiama Mena come la mamma di Eleonora che era Filomena, ma che si è sempre fatta chiamare Mena e che portava quel nome come un gioiello, come un tratto distintivo del proprio modo di essere.
Eleonora perde la grande Mena a soli diciassette anni: «Mamma è morta a quarantadue anni e dopo due anni di malattia, non sono dolori che si superano, si riesce solo a sopravvivere».
Il padre, Raffaele, è Prefetto della Polizia di Stato (è stato anche Questore a Benevento, ndr) e quando perde la sua Mena resta fortemente assorbito dal lavoro e dal dolore. Eleonora ed Elio, di tre anni più grande della sorella, vivono con la nonna materna.
Siamo a Cava dei Tirreni e la famiglia Aiello è molto conosciuta, così come quella della grande Mena che era una insegnante, ma che aveva una tradizione tutta al femminile nel commercio dell’abbigliamento.
«Mamma era “ingombrante”, ma sempre presente, altruista, forte, aiutava chiunque fosse in difficoltà. I miei genitori avevano un rapporto simbiotico, si amavano moltissimo», ricorda Eleonora.
Passano quattro anni da quel diciannove gennaio 1999, quando la favola familiare si era interrotta, e il papà di Eleonora sposa in seconde nozze Angelica, dalla quale avrà Alessandro, che adesso ha diciotto anni.
«Ho sempre vissuto in una famiglia allargata, cugini e zii sempre presenti, una casa sempre piena di allegria e di punti di riferimento. Quando mamma è morta, io e mio fratello non siamo rimasti mai da soli», la commozione affiora tra voce e occhi umidi.
Però il sorriso torna rapido: «Gabri, anche se ho vissuto molti dolori (la sua migliore amica muore suicida, ndr), io però ho avuto una vita bellissima, agiata, sempre piena di cose belle, potevo permettermi davvero tanto. Io sono cresciuta nella moda – anche se da noi scherzando si dice “nelle pezze” – nel fascino della bellezza, della vita luccicante. Dopo la laurea ho vissuto per anni a Milano, lavoravo per una multinazionale della moda, ero sempre in viaggio, una vita davvero molto figa», racconta tutto d’un fiato e chiosa: «Però, adesso, faccio un lavoro troppo bello e che ha vestito il mio cuore».
E’ durante gli studi universitari qui a Benevento che Eleonora conosce il suo Francesco: «Io mi ero molto chiusa nei sentimenti, appena capivo che qualcuno mi piaceva me ne allontanavo subito, non volevo più soffrire – confessa – però poi quando ho conosciuto lui ho capito che mi aveva colpito al cuore. Eppure mi stava proprio antipatico!».
E come si fa a restare seri con questa forza della natura che ti attira come un magnete? «Ma come, antipatico!? », scoppio a ridere.
«E pure insopportabile! E pure lui non mi sopporta! Un amore burrascoso, ma ci amiamo come pazzi», e deve essere proprio tanto vero perché i suoi occhi si illuminano fortissimo.
Non si sopportano a tal punto che Eleonora resta incinta della splendida piccola Mena. Francesco lascia Roma, dove lavorava in un prestigioso studio legale, e sono indecisi se vivere a Cava oppure a Benevento.
Ma Angelo Moretti in quel periodo stava cercando una figura professionale di “Criminologo”, che era una delle specializzazioni che Francesco possedeva. Si conoscono, comincia la loro collaborazione. Poi, l’alluvione. E tutto prende un’altra strada, quella che tu non avresti mai immaginato di disegnare e che invece sta lì, pronta ad aspettare che tu la percorra.
Nasce la piccola Mena, in sala parto un medico amico del papà di Eleonora, prende la piccola in braccio, la porta fuori, lo guarda ed esclama “Bentornata, Mena”: «Mena è lo specchio della nonna e lo porta con molta dignità», dice Eleonora. Accipicchia!
In “Sale della Terra” Eleonora entra come volontaria: dieci mesi nel Settore amministrativo-contabile, poi il passaggio allo Store, dove viene assunta e del quale oggi è Direttrice.
«Mi sento libera, meno “impostata”, sono una donna felice. Prima mi occupavo di moda dove una manicure non perfetta era un problema: adesso invece affronto i problemi delle persone, lavoro con persone che con le loro fragilità mi insegnano ogni giorno a superare una prova in più con me stessa. Questo lavoro è arrivato nel momento giusto, io e Francesco avevamo appena superato un altro momento bruttissimo».
Sta tutto qui, il senso di quel “però, adesso” che mi aveva colpito all’inizio; una “conversione” di senso equilibrata che guarda con gioia al passato e che ama il presente, in entrambe le prospettive senza rimpianto.
«Sì, però, Gabrie’, a me la Chanel piace sempre, eh? Solo che le ho dato la giusta importanza rispetto a tutto il resto della vita che non conoscevo e che adesso mi riempie».
La lascio sulla spiaggia e mi dispiace. Non per il mare, ma per quella voce di sole che adesso parla con la piccola Mena e che pian piano si allontana dalle mie orecchie lasciandomi di nuovo un po’ in penombra.