di Francesco Boffa
Doriana è una ragazza dinamica, con un entusiasmo ed una solarità tale che riesce a coinvolgerti facilmente quando parla.
È la Responsabile dell’Ufficio di Progettazione Sociale “Sale della Terra”, ruolo che si caratterizza per la capacità richiesta di saper fare squadra, mettere insieme realtà anche diverse tra loro ed unirne le forze per raggiungere obiettivi comuni. E lei lo svolge con una luce negli occhi che lascia ben intravedere quanto le piaccia farlo.
Inizia ad avvicinarsi al mondo Sale della Terra svolgendo un anno di servizio civile presso la Caritas, dopo aver studiato sociologia a Napoli. E, nel mezzo, un importante periodo di transizione.
“A Napoli ho trascorso anni bellissimi da fuorisede ma, nell’ultimo periodo, quando non avevo più corsi da seguire e dovevo dare gli ultimi esami, sentii forte l’esigenza di tornare a casa.
Desideravo tantissimo sperimentarmi sul campo, capire cosa fa effettivamente una sociologa, uscire dall’ambito teorico ed accademico per affacciarmi al lato pratico della professione.
Mi affascinava la questione metodologica del lavoro, i numeri, le statistiche, la ricerca e l’applicazione pratica di questi dati sulla vita delle persone.”
La Caritas di Benevento e la facoltà di Sociologia dell’Università Federico II di Napoli stipularono un accordo che permise a Doriana di svolgere 6 mesi di tirocinio, a metà 2018, presso l’Osservatorio delle povertà e delle risorse, nato con l’obiettivo di rilevare le situazioni di povertà, disagio e vulnerabilità sociale ed il sistema di risposte messo in atto per contrastarle. Qui i centri di ascolto creano una cartella della presa in carico, con tuti i dati della persona, la storia, il diario e gli eventuali progressi.
“Noi inserivamo i dati nel database OSPO, li monitoravamo ed ogni mese pubblicavamo un report mensile con tutte le statistiche, lavorando al contempo al report annuale che dal 2015 viene pubblicato ogni 15 ottobre, data della terribile alluvione che colpì Benevento. Io elaboravo i dati e li sottoponevo alla sociologa. Cominciai ad appassionarmi tanto da decidere di restare come volontaria al termine del tirocinio”.
Doriana aveva da tempo la forte volontà di trascorrere l’esperienza dell’anno in servizio civile, ma gli eventi non la aiutavano. Aveva già provato 4 anni prima, sempre in Caritas, non superando le selezioni iniziali e ricevendo quella che descrive come una forte delusione. Ora, appena iniziato il tirocinio, viene pubblicato un nuovo bando ma che risulta incompatibile con il tirocinio che sta svolgendo e che le sta permettendo di affacciarsi ad un mondo che in qualche modo sente già suo.
“Ci rimasi davvero male ma, con il senno di poi, devo dire che è stata una fortuna non passare la selezione. Non ero ancora pronta. Dopo ho potuto fare questa esperienza per bene, a studi finiti e nell’ambito che mi piaceva”
Perché stavolta, a fine tirocinio, i tempi si sono incastrati bene, e fu pubblicato un nuovo bando. Il colloquio si svolse al Borgo Sociale Regionale di Roccabascerana, che stavolta andò benissimo, per merito di una migliore preparazione e dei titoli nel frattempo acquisiti.
Doriana continuò il lavoro iniziato all’Osservatorio tra tirocinio e volontariato, vivendo l’anno come un investimento, una formazione continua.
“Mi piaceva molto l’idea di continuare a lavorare con Maria Pia Mercaldo, responsabile dell’Osservatorio della povertà e delle risorse e con Francesco De Santis, anche lui in servizio civile, che con le sue conoscenze informatiche diede una forte mano sia all’Osservatorio che alla mia formazione. Ogni anno il dossier si focalizzava su un argomento specifico e quell’anno riguardava i giovani, il rapporto con la Chiesa ed i casi di povertà educativa. Maria Pia mi chiese di fare una ricerca e scrivere un capitolo sul focus del dossier. Quell’estate feci tantissimi questionari, presentai domande, raccolsi i dati e li elaborai; poi Maria Pia insistette affinché fossi io il 15 ottobre a presentare al pubblico il capitolo, durante la conferenza stampa. Questo valorizzò il mio percorso e leggere il mio nome sul dossier fu emozionante.
Nell’ufficio accanto c’era Fabio Garrisi, allora responsabile della Progettazione Sociale Caritas, Donatella Nicolella e Roberta Zagarese, che ogni tanto mi chiedevano di fare delle stampe, portare i plichi nelle gare, di partecipare all’apertura delle buste, insomma mi affacciavo al campo della progettazione, e ricordo che l’impressione, vedendo uffici pieni di faldoni, moduli, post-it con scadenze, fu di un lavoro che richiedeva un certo impegno. Cominciai a correggere i format che scrivevano, controllavo la correttezza dei documenti, facevo le sintesi dei bandi. Un primo approccio anche se lontano.”
Poi, finito il servizio civile?
“Angelo mi disse, con occhio da progettista sociale, che per qualche motivo vedeva in me la stessa strada. Lo vidi come un colloquio vocazionale, lì per lì non pensavo ancora che potesse essere un lavoro adatto per me. Ma mi fidai della sua capacità di vedere oltre ed avere intuizioni. Il mio primo lavoro nel nascente ufficio di Progettazione Sociale “Sale della Terra” è stato di back-office per un progetto di servizio civile universale in puglia.”
Ad assumere la guida dell’ufficio ci fu Giampaolo Viceré, con alle spalle una grande esperienza da progettista. Inizia una formazione continua per Doriana.
“Con Giampaolo capii bene come si leggeva un bando, come si scriveva un abstract, come si creava un partenariato, in che modo parlava il linguaggio della progettazione.
Cercai di assimilare quanto più possibile dalla sua esperienza soprattutto quando venni a sapere dopo qualche mese che Giampaolo, di lì a poco, sarebbe stato impegnato in altri progetti in cui era stato coinvolto ed avrebbe lasciato l’ufficio. Lui scriveva i progetti ed io mi occupavo di tutta la parte amministrativa. Il primo progetto che scrissi senza di lui, con il supporto di Angelo e di Fabio, fu “Cambio Rotta”, che riguardava il fenomeno della devianza minorile e coinvolgeva 5 regioni e diverse carceri minorili.
Angelo in questo periodo fu importantissimo perché fu un tutor a tempo pieno, formandomi a tutto tondo e mostrandosi sempre presente ad ogni minima difficoltà.
Poi scrissi il progetto “Educare” e, quando fu finanziato, fu una gioia ed una soddisfazione enorme per me, amplificata dal fatto che fu una gioia condivisa, con tanti complimenti arrivati dai miei colleghi.”
Pian piano l’ufficio si strutturava, stabilendo contatti con sempre più realtà che chiedevano supporto per scrivere progetti. Doriana chiese una figura che la potesse accompagnare ed Angelo pensò ad Antonio Luongo, appena laureatosi a Napoli e segnalato dall’ufficio “Passione Lavoro” di Antonietta Caroscio come una figura valida dopo un colloquio convincente. Antonio arriva a dicembre e pochi giorni dopo Doriana scopre di essere incinta.
“Il destino volle che quando seppi di essere incinta avevo cominciato a lavorare su un progetto di Impresa con i bambini, Nidi di Comunità, che riguarda bambini da 0 a 6 anni.
Mi documento sui nidi, sugli standard europei, sulle ricerche che dimostravano che chi ha frequentato il nido poi avrebbe mostrato un livello di istruzione più alto da adulto. Più indagavo più pensavo a mia figlia: cosa vorrei da mamma per lei?
Ho iniziato a ragionare da progettista madre. Insomma, scrivo questo progetto che mi accompagna per tutta la gravidanza. E proprio appena iniziata la maternità che ci chiama Impresa Con i Bambini, la cui volontà era di fare una call di valutazione sul progetto. Call che avevo già fatto e che mediamente duravano 2 ore. Angelo mi dice che in quella data non può partecipare e quindi tocca a me presentare il progetto. Da sola. Mi rimbocco le maniche e cerco di dare il massimo.
A fine luglio arriva mail che il progetto aveva passato la seconda fase, e sarebbe seguita la rimodulazione. Segnale molto positivo per il progetto; unico piccolo ostacolo è che mancavano 20 giorni al parto. Poco prima di partorire mi tuffo nuovamente nel lavoro e finisco la rimodulazione. Anche questo progetto viene approvato. Mi sentii proprio come se l’avesse scritto Rebecca, mia figlia che stavo aspettando.”
Una gravidanza non facile, durante la pandemia e con la notizia della positività. 25 giorni da sola, con la paura di contrattempi. La morte della nonna proprio di Covid. Doriana riesce a trovare la forza dentro di sé, per superare questo momento, prendendola dallo spirito di madre che le stava crescendo dentro. Sapeva che ogni sensazione negativa provata, ansia, paura, timore, poteva essere trasmessa alla bimba e peggiorare una situazione già critica. Fa tesoro di questa forza fino ad arrivare al parto, che non causa alcun problema e che porta alla luce la splendida Rebecca.
Poi il ritorno dalla maternità ed un nuovo annuncio a scombussolare i ritmi.
“Angelo ci annuncia la nascita dell’ufficio PNRR a Napoli a febbraio, dove saremmo dovuti andare tre volte a settimana. La paura di dover gestire famiglia e lavoro fa pian piano spazio alla consapevolezza che stavamo crescendo, e lo stavamo facendo bene. Accetto la sfida e mi ci tuffo con la solita passione.
La paura più grande quando seppi di essere incinta fu di non farcela a conciliare famiglia ed un lavoro che assumeva sempre più i tratti di una passione, una vocazione. E il rimpianto di dover scegliere, nel caso avessi dovuto rinunciarvi, sarebbe stato troppo grande.
Fui grata ad Angelo per la sua reazione, mi tranquillizzò, mi assicurò maggiore stabilità e mi mise nella condizione ideale di poter conciliare lavoro ed essere madre, dando il meglio in entrambe le cose.
Adesso sono la persona che vorrei essere nel posto che vorrei essere e con chi vorrei essere.
Oggi siamo arrivati al punto in cui presentiamo in media circa 50 progetti all’anno, ed è fondamentale per noi quando lavoriamo ad una proposta progettuale avere sempre ben in mente tutte le persone e i territori che grazie al nostro lavoro potrebbero essere sostenute, potrebbero migliorare la loro qualità di vita ed avere nuove opportunità. Credo che il nostro ufficio progettazione abbia proprio una grande responsabilità nei confronti delle nostre comunità e della nostra terra, perché ogni progetto può essere davvero quel chicco di sale che dona sapore alla vita e la rende generativa.
Per me è questo il vero significato del mio lavoro e del mio essere Sale della Terra.”