di Gabriella Debora Giorgione –
Io e Roccabascerana uguale pioggia. E si conferma anche questo pomeriggio. Sabrina Autorino, Responsabile del Borgo Sociale, mi riceve nel suo studio, al primo piano dell’edificio principale del Borgo.
Tutto è silenzio, intorno, rotto ogni tanto solo da qualche voce che arriva da sotto. Non distinguiamo le parole.
«Sicuramente stanno cercando me», dice Sabrina sorridendo.
Ma chi?
«I ragazzi, di sotto – dice – quando non mi vedono dopo un po’ vengono a cercarmi, si preoccupano», sistema un documento in una vaschetta portadocumenti.
Sabrina lavora dalle nove del mattino fino alle 18.00, ogni giorno. È la Responsabile, ha uno staff di operatori qualificati e bravissimi, ma il Borgo “è” la sua vita dal 2014.
In realtà, è proprio Roccabascerana ad essere tutta la sua vita: «Volevo rimanere nelle mie origini, non andarmene, volevo restare qui, dove sono nata e cresciuta – mi dice – quindi questo lavoro al Borgo sociale per me è stato provvidenziale».
Sabrina ha una sorella, Rosa, che è medico al Gemelli a Roma. Sua mamma, Loretana, era tutt’uno con suo papà, Francesco. Una vita prima a Zolli poi a Squillani, due frazioni di Roccabascerana: la famiglia Autorino vive momenti di intensa condivisione anche quando Sabrina si trasferisce con gli studi universitari a Macerata, dove mamma e papà, insieme, si stavano laureando in Scienze Politiche. «Studiavano insieme, ripetevano insieme, andavano a fare gli esami insieme – racconta Sabrina – si ascoltavano, si sostenevano, ed erano anche molto ambiziosi. Erano loro che stimolavano noi, nella vita universitaria. E per noi sono stati un esempio di coppia unita nell’amore ma anche in una forte “amicizia”».
Una vita, quella di Sabrina, tranquilla, serena: le scuole medie a Montesarchio, il Liceo scientifico a Benevento, poi l’Università degli Studi del Sannio, Scienze del Turismo, e successivamente il trasferimento e la Laurea a Macerata.
Turismo? Ed ora lavori in una comunità alloggio per persone in fragilità psichica?
«Lavoravo moltissimo nei villaggi turistici, ho vissuto per un periodo in Australia, ho fatto un Master a Roma sul turismo, ho da sempre un forte senso del viaggio come “condivisione” perché quello era il sentimento che per anni nei viaggi di famiglia ho vissuto. Poi, però, nella mia vita è arrivata una svolta».
Arriva inaspettato, il cambiamento: come a molti capita, di botto. Da un giorno all’altro, da un’ora all’altra. Nel 2010: «Eravamo in vacanza, io e mia sorella eravamo uscite a fare una passeggiata. All’improvviso, mio padre si sente male, in meno di mezz’ora viene a mancare, neanche il tempo di salutarlo». Raggelo.
Dentro, però, lavora un senso forte di appartenenza e di radicamento e Sabrina capisce che forse la sua storia, le sue radici, hanno bisogno di lei e della sua presenza qui, nella sua terra.
Nel 2012, il Sindaco di Roccabascerana, Saverio Russo, organizza un incontro al Comune per presentare alla sua comunità il Borgo Sociale che sta nascendo.
A quell’incontro, Sabrina conosce Angelo Moretti: «Il Borgo era ancora un cantiere – ricorda Sabrina – ma Angelo lo disegnava esattamente per come è diventato oggi. Bisognava solo crederci e investire, per Roccabascerana era una occasione importante». Sabrina era ancora “sospesa”, a metà tra la sua professione che la chiamava fuori e il suo “io interiore” che le chiedeva di restare: quando, alla fine di quell’incontro, Angelo le prospetta la sua idea, cioè creare un gruppo di Roccabascerana che accogliesse le persone disabili psichiche con un metodo innovativo, cioè attraverso l’integrazione con il territorio e le persone di Roccabascerana, a Sabrina si chiarisce improvvisamente tutto.
«Era una realtà totalmente sconosciuta – ammette Sabrina – mentre Angelo parlava io mi emozionavo ed avevo paura allo stesso tempo. Dentro di me ho pensato “adesso faccio un salto nel buio e mi propongo”».
Per Sabrina inizia un periodo di affiancamento e studio e corsi di formazione sull’accoglienza sociale. E poi un lungo periodo di volontariato, il tirocinio a Napoli, poi la prima assegnazione a comunità per minori, ad una associazione, fino a “Aggiungi un posto a tavola”, a Benevento.
Nel frattempo, al Borgo finiscono i lavori e parte finalmente la comunità alloggio. Per un periodo, viste le sue competenze come laureata in Scienze del Turismo, “Sale della Terra” affida a Sabrina la Direzione del comparto turismo, ma lei capisce che la sua vocazione ormai è al Borgo.
«È stato un lancio nel buio, ma non me ne sono mai pentita – mi dice – all’inizio non avevo competenza non avevo esperienza ma dentro mi sentivo sempre contenta. Ho avuto alti e bassi, ma – grazie anche al sostegno di Angelo e di tanti colleghi che facevano questo lavoro da tantissimi anni – io non mi sono sentita mai sola. Alla fine, per me questo lavoro è una missione in cui ho creduto fin dall’inizio, anche se all’inizio non lo sapevo ancora. Oggi – precisa Sabrina – io ci sto dentro e non mi accorgo della complessità di questo lavoro, mi sento rilassata, tranquilla».
Certo, nel dialogo emerge il racconto delle difficoltà iniziali di interazione col territorio, la tanta diffidenza che nei primi tempi il paese aveva: «Adesso – dice Sabrina – usiamo i servizi del territorio e siamo perfettamente integrati, andiamo a messa, a fare la spesa al panificio, in macelleria, andiamo alla posta. Fa paura solo ciò che all’inizio non si conosce».
L’aria calma di Sabrina è quasi contagiosa, mi racconta di essere rimasta a vivere con mamma perché «quella casa era il mio sogno, quindi per me ha un valore quasi sacro».
Così come “sacro” in un certo senso è anche il suo lavoro: «Non cerco altro perché io ci sono proprio legata, l’ho visto nascere anche io sono nata col Borgo», ammette decisa.
Però forse qualcosa che cerca c’è, o meglio ci sarebbe – punzecchio: «Sì, in un certo senso cerco ancora il principe azzurro, ma non mi adeguo a cercarlo per forza», chiude Sabrina con una risata.